Il Giornale Italiano di Cardiologia, organo ufficiale della Federazione Italiana di Cardiologia, ha recentemente pubblicato un importante documento di consenso e raccomandazioni per la prevenzione cardiovascolare in Italia.
Tra i numerosi argomenti, un capitolo specifico è dedicato proprio allo “Sviluppo ed uso di tecnologie innovative per la valutazione del rischio cardiovascolare globale individuale nella pratica clinica”. Negli ultimi anni – si legge nel documento – si è assistito a un importante sviluppo della cosiddetta “e-Health”, cioè l’utilizzo di strumenti derivati dalla Information and Communication Technology in campo medico, al fine di migliorare la salute e le cure disponibili per i pazienti.
Per il medico, la e-Health rappresenta certamente un valido strumento. Ecco alcune motivazioni pubblicate nel documento:
• consente la memorizzazione e talvolta anche la rilevazione di parametri vitali e altre informazioni sanitarie, sia nel singolo che su larga scala, e la loro rielaborazione e analisi (es. variazione di un parametro nel tempo, calcolo della media della pressione arteriosa divisa per fasce orarie, ecc.)
• rappresenta uno strumento educativo, per il medico e/o per il paziente, e possono assistere il clinico nel processo diagnostico/decisionale
• consente di fornire servizi basati sul web che raggiungono un elevato numero di persone e sfruttano il concetto di “community” (es. programmi interattivi educazionali sullo stile di vita o piattaforme per gruppi di discussione
online)
• permette di praticare la cosiddetta “medicina virtuale” (teleconsulti, diagnosi da remoto)
Numerose soluzioni sono state sviluppate anche per i pazienti. Si stima che circa il 70% della popolazione possieda uno smartphone, e di questi la metà abbia almeno un’applicazione dedicata alla salute. Le malattie cardiovascolari nel mondo causano ogni anno circa 17 milioni di decessi e in Italia sono la prima causa di ricovero ospedaliero. Si stima che nei paesi cosiddetti “in via di sviluppo” la mortalità per malattie cardiovascolariaumenterà dal 20% al 35% entro il 2020. Da qui l’importanza della prevenzione primaria e secondaria.