Tra le malattie cardiovascolari più diffuse, la cardiopatia ischemica rappresenta oggi la principale causa di morte anche in Italia, 200 mila i decessi l’anno (dati ISTAT/ISS, 2018). Nella maggioranza dei casi è dovuta dall’aterosclerosi coronarica, una condizione patologica descritta per la prima volta nel 1904 dal patologo Felix Marchand. Si verifica quando un accumulo di sostanze (dal greco athera, poltiglia), provoca l’ispessimento e la perdita di elasticità della parete dei vasi arteriosi.
L’aterosclerosi è la forma più comune di arteriosclerosi (che è il termine generico), ed è una patologia complessa dove la diagnosi è clinica, cioè avviene con l’esame diretto del paziente da parte del medico che si avvale principlamente di indagini diagnostiche come angiografia, ecografia o altre. In fisiopatologia la prima lesione visibile dell’aterosclerosi è rappresentata da un accumulo di cellule cariche di lipidi nello strato intimale dell’arteria.
Di recente si è parlato di questa patologia nel contesto delle iniziative della S.I.C. , la Società Italiana di Cardiologia che con il Prof. Giuseppe Novelli che ha riportato quale sia il ruolo del patrimonio genetico implicato nella patologia aterosclerotica con le ultime novità riguardo; e con il Prof. J.L. Mehta, luminare dell’Università dell’Arkansas, per quanto riguarda invece la correlazione tra Coronavirus e malattia ateroscleroticale. Un’iniziativa che dimostra come medicina e scienza siano in contatto costante per progredire nella conoscenza.
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