C’è chi si addormenta improvvisamente senza accorgersene e chi, la sera, pur andando a riposare presto, al mattino si sveglia effettivamente stanco. Sono due esempi che potrebbero essere riconducibili alla stessa causa: le apnee notturne. Che cosa sono e quando è opportuno rivolgersi allo specialista per la diagnosi e la cura? Ne parliamo con il Dott. Sandro Venè (nella foto), Specialista in Otorinolaringoiatria, Audiologia e presso Villa Maria Consulente di Otorinolaringoiatria.
Dott. Venè, che cosa si intende per apnea notturna?
Si parla di apnee notturne quando ci sono arresti della respirazione durante il sonno per un periodo variabile di secondi alla fine di una espirazione. Per intenderci. Chiudiamo il naso e la bocca, dopo 10-15 secondi abbiamo la necessità di respirare e allo stesso tempo avvertiamo un certo disagio. Immaginiamo che cosa può succedere di notte quando lo stato di coscienza viene meno e delle conseguenze su cuore e cervello di decine o centinaia di questi episodi. Nelle apnee cosiddette ostruttive, legate ad un collasso delle vie respiratorie superiori, viene mantenuto un movimento toracico ed addominale e spesso, ma non necessariamente, si può associare un russamento più o meno marcato. Nelle apnee centrali è il cervello che non invia più segnali corretti ai muscoli respiratori per cui l’organismo, per così dire, si dimentica di respirare. Un numero od una durata di apnee o di altri episodi configurano la Sindrome delle Apnee Notturne (OSAS) che rientra in un quadro di patologia.
Perché la medicina se ne occupa?
L’aumento di interesse per lo studio dei disturbi del sonno ha permesso di correlare le apnee notturne ad altri quadri patologici. In particolare da tempo l’OSAS è considerata un fattore di rischio indipendente per le patologie cardio-vascolari (ipertensione, aritmie, infarto, ictus) e dismetaboliche (diabete, etc). Ma soprattutto, causando marcata sonnolenza diurna fino a quadri patologici come la narcolessia (improvvisi "colpi"di sonno, che possono qualche minuto eccezionalmente una o due ore) può essere la causa di un aumento degli incidenti stradali e degli infortuni sul lavoro.
Quando scattano a suo avviso i primi campanelli d’allarme?
I primi segnali sono spesso aspecifici e sottovalutati. Normalmente è il partner che spinge il paziente a sottoporsi a visita perché disturbato soprattutto dal russamento o spaventato dagli episodi di apnea. Tra i segni generici possiamo ricordare un’attività motoria notturna eccessiva (cambiamenti continui di posizione, movimenti delle gambe eccessivi), cefalea mattutina, facile stancabilità con riduzione del grado di attenzione e concentrazione, irritabilità ed ansia con peggioramento del tono dell’umore. Maggiore attenzione deve essere posta in tutti coloro che iniziano ad accusare disturbi cardio-circolatori o che riferiscono, come già detto, eccessiva sonnolenza diurna dopo pranzo ad esempio o durante la guida di autoveicoli specialmente in tratti stradali poco impegnativi.
Cosa misura esattamente la polisonnografia?
L’esame polisonnografico ed il monitoraggio cardio-respiratorio notturno sono gli esami che consentono di identificare con certezza l’esistenza e l’entità delle apnee. Con tale strumento rileviamo le modificazioni neuro-fisiologiche e cardio-vascolari caratteristiche di questa patologia, in particolare la durata e numero di apnee e del russamento correlandole anche con la posizione, i livelli delle variazioni della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca durante il sonno. Lo studio polisonnografico presenta diversi livelli di complessità, presso il nostro servizio eseguiamo un monitoraggio con sistema portatile a domicilio: il dispositivo viene applicato da un nostro tecnico alla sera ed il paziente, dormendo nel proprio letto e quindi con una migliore qualità del sonno, viene monitorato.
Si possono eliminare le cause delle apnee notturne?
Fermo restando che in medicina spesso le cause non possono essere eliminate, il nostro scopo è quello di raggiungere la guarigione intesa come scomparsa dei sintomi, nel caso delle apnee notturne, essendo di origine multifattoriale, anche le soluzioni avranno indirizzi diversi. Si parte da terapie comportamentali che modificano stili di vita (ad esempio terapie posizionali, dietologiche), a trattamenti protesico – ortodontici o, soprattutto, protesico – ventilatori (come ad esempio le C-PAP). Esiste, infine, anche una terapia chirurgica più o meno complessa spesso di competenza otorinolaringoiatrica, ma talvolta anche multidisciplinare.
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