La riabilitazione in acqua viene praticata sia come mezzo di preparazione fisica in vista di un intervento, sia come metodo di recupero post intervento. Svolgendo la riabilitazione in piscina, grazie alla spinta idrostatica fornita dall’acqua, i pazienti riescono a compiere gli esercizi più facilmente.
La spinta idrostatica agisce come una sorta di “gravità al contrario”: grazie all’effetto galleggiamento i movimenti necessari per svolgere gli esercizi riabilitativi, possono essere assecondati in maniera più fluida. In questo modo si evita la paura della perdita di equilibrio.
Il solo porsi all’interno di una vasca per svolgere la riabilitazione in acqua migliora la circolazione del flusso sanguigno. L’acqua, inoltre, provoca una piacevole sensazione di rilassamento che aiuta i pazienti a svolgere la riabilitazione in modo corretto.
La riabilitazione in piscina fornisce anche un ottimo contributo per la tonificazione dei muscoli.
Svolgere esercizi riabilitativi in acqua permette inoltre di raggiungere l’equilibrio muscolare. Un beneficio da non sottovalutare per evitare molti problemi ortopedici fra cui il mal di schiena.
La Riabilitazione in acqua: dall’antichità ai giorni nostri
Il settore della riabilitazione acquatica professionale è in continua evoluzione, ma le sue origini come attività terapeutica risalgono all’antichità. Già greci e romani usavano immergersi in sorgenti di acqua calda per migliorare la circolazione del sangue e rilassarsi.
È documentato che anche i monaci svizzeri avessero capito le proprietà curative dell’acqua: erano soliti calare i pazienti nelle pozze termali, utilizzando dei cesti, con l’obiettivo di migliorare la loro flessibilità e ridurre il dolore.